Ora che sono, ora che sono qui | in questo stupido stupido hotel | e non sei qui con me, | tutto mi sembra inutile, | tutto mi sembra com'è, | farmi la barba o uccidere, | che differenza c'è?
La gente pensa: ci è o ci fa? Ma il personaggio pubblico, anche quello più costruito, segue sempre la sua indole. Io facendo "Il testimone" mi rilasso, non recito. Mi sposto, faccio domande, telecamera a vista, barba lunga, trasandato. Perché io di mattina non connetto. Se ho un servizio alle sei, piazzo la telecamera sul comodino e appena sveglio comincio a riprendermi.
Cieli son io: ritorno dagli spechi
della morte. Qui ascolto londa rompersi
ai gradini sonori, qui rivedo
le galee nellaurora, che resuscitano
ombra sul filo dei dorati remi.
Con le mani solinghe chiamo i re
la cui barba di sale m allietava
le pure dita. E io piangevo e quelli
cantavano i trionfi oscuri e i golfi
perduti a poppa delle loro barche.
Ascolto le profonde conche e i litui
militari che il volo ai remi scandono;
il chiaro canto della ciurma scioglie
il tumulto e gli dei sopra leroica
prora esaltati, con i sorrisi antichi
cui insulta la schiuma, verso me
tendono abbracci indulgenti e scolpiti
Una folla d'uomini barbuti, dagli abiti scuri e dai grigi cappelloni a punta, e di donne in cappuccio o a testa nuda, stava raccolta davanti a un edificio di legno, la cui porta di quercia massiccia era guarnita con bulloni di ferro.
I fondatori d'una colonia, qualunque Utopia di virtù e felicità umana possano aver divisato in origine, hanno sempre riconosciuto tra le prime necessità pratiche quella di destinare una parte del suolo vergine a cimitero, ed un'altra a prigione. Secondo tal norma, possiamo ritenere con fondamento che i progenitori di Boston avessero costruito a tempo opportuno la prima prigione nelle vicinanze di Cornhill, press'a poco quando tracciarono il primo luogo di sepoltura sul terreno di Isaac Johnson e intorno alla sua fossa, che in seguito divenne il centro di tutti gli avelli raccolti nel vecchio camposanto di King's Chapel.
Posso dire che da allora ho fatto il gusto a ridere di tutte le mie sciagure e d'ogni mio tormento. Mi vidi, in quell'istante, attore d'una tragedia che più buffa non si sarebbe potuta immaginare: mia madre, scappata via, così, con quella matta; mia moglie, di là, che... lasciamola stare!; Marianna Pescatore lì per terra; e io, io che non avevo più pane, quel che si dice pane, per il giorno appresso, io con la barba tutta impastocchiata, il viso sgraffiato, grondante non sapevo ancora se di sangue o di lagrime, per il troppo ridere.
C'era una volta un barbiere che faceva la barba alla povera gente. Scorticava le facce con un vecchio rasoio e vi trinciava braciole di quando in quando. E se gli avventori si lamentavano, egli, che era di umore allegro, rispondeva:
- Per un soldino, vi faccio la barba e una braciola; e brontolate? Una braciola costa di più.
Il raccolto era stato posto al sicuro, la legna fatta a pezzi a terra, quando un tardo pomeriggio, nella fattoria dei Wayne vicino a Pittsford, Joseph Wayne andò presso alla poltrona bergére di fronte al camino e si mise davanti a suo padre. I due uomini si rassomigliavano. Entrambi avevano un grande naso e alti zigomi massicci, i loro volti sembravano composti di qualche sostanza più dura a resistere della carne, una sostanza silicea che non potesse mutare facilmente. La barba di Joseph era nera e serica, ancora abbastanza rada per svelare il contorno incerto del mento. La barba del vecchio era bianca e lunga. La brancicava qua e là con dita esploratrici e ne rivolgeva le ciocche all'interno come per preservarle.
«Sento di doverti un'altra spiegazione, Harry» disse Silente esitando. «Ti sarai forse chiesto perché non ti ho nominato prefetto... Confesso... di aver pensato... che avevi fin troppe responsabilità sulle spalle». Quando Harry alzò lo sguardo, vide una lacrima scivolare sul viso di Silente e scomparire dentro la lunga barba d'argento.
Di amiconi nei miei anni ne ho visti una caterva | in coda per un free drink o per scroccarmi l'erba | pensavano ero babbo natale | con la barba | pensavano un nababbo totale | con la barca | poi c ha pensato la vita | a sta gente fallita zio | che incolpa la gente che invece è riuscita | cioè io | chi è andato è andato e spero a fanculo | cio che è stato è stato | il passato lo rimpiange chi non ha il futuro | non serve il leccaculo | a dire che spacco | se canto se rappo | sono cosi avanti che ho già la play 4 | col suono mai visto resisto e mi stacco | da voi che siete tutti amici | amici un cazzo.
[da Amici un cazzo]
Essendo domenica, non si era fatto la barba: Lionel non aveva una fede religiosa, anche se a scuola fingeva. Gli piaceva riservarsi quella mattina per sé. E non radersi la domenica, gesto eccentrico per un uomo della sua posizione, significava evitarsi deliberatamente ogni impegno sociale.
Immagina, caro lettore, un faccione di color rosso acceso, donde penda una candida barba arruffata, tra i cui grossi peli si nascondano residui di una minestra di cavoli, briciole di pane, o di tabacco color cannella. Aggiungivi limponenza di una gran fronte rugosa e duna chiara calvizie cinta sulla nuca da una corona di bianchi capelli ricciuti che scendono sul colletto della giubba, un paio dorecchie piccole, molli e carnose, due soffici e lanose sopracciglia, e un imponente naso violaceo che sporge tra due grandi e chiari occhi azzurrini dallattonito sguardo. Ravviva questo volto con una mimica incessante e quasi inconscia, un frequente sorriso che accompagna i pensieri, il lieto ammiccare dun occhio e un improvviso e ingiustificato alzarsi e abbassarsi delle folte sopracciglia accompagnato da simultanei movimenti delle braccia e delle spalle, e ti sarai fatta unapprossimativa idea delluomo che è il terrore del distretto di Uggelejre, lo sgomento di tutto il clero, loggetto dellindignazione dei maestri di scuola e la disperazione del vescovo evangelico: del parroco protestante di Soby, Thorkild Asger Ejnar Frederick Muller.
Fu adunque questo nostro poeta [Dante Alighieri] di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, e era il suo andare grave e mansueto, d'onestissimi panni sempre vestito in quell'abito che era alla sua maturità convenevole. Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso.
In faccia era più liscio della cera | che barba s' era fatto quella sera | era una bomba infatti me so detto | nun so più io si nun la porto a letto | Tutto sembrava for chè 'n travestito. [da Avventura con un travestito, dall'album Non escludo il ritorno, 2005]
La barba, essendo quasi una maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne.
1. Non chiedere mai a un barbiere se hai bisogno di tagliarti i capelli.
2. Non chiedere mai a un commerciante se il suo prezzo è buono.
[Legge di Murray]
Diceopoli: Tu che al culo focoso il pelo radi,
tanta barba, o scimmiotto, al mento avendo,
cammuffato da eunuco, ti presenti?
E quest'altro chi è? Che sia Stratone?