Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna".
La storia della mia predilezione infantile per l'Urss è una leggenda metropolitana. Semplicemente vivevo a Bergamo, dove tutti votavano per la Dc. A 13-14 anni il concetto teorico dell'uguaglianza mi affascinava, così mi parve giusto schierarmi con gli indiani, anziché con i cowboy, come facevano i bambini al cinema parrocchiale. Poi cominciai a leggere che in Russia non c'erano i partiti, imperava la dittatura del proletariato, vigeva la tetraggine. La simpatia per gli indiani svanì.
Vi è un modo diffuso di fare politica che non si limita alla partecipazione nei partiti e nelle istituzioni, ma che riguarda ad esempio il competente esercizio di un mestiere e di una professione, che rappresenta in sé un alto valore politico.
Che ci siano delle alleanze teoriche tra imprenditori ed editori, tra partito politico e artista è insindacabile. Io lavoro per me stesso, ho la mia scala di valori. E sono ben lieto di lavorare a Mediaset.
A volte un'acquisizione, un certo risultato scientifico, comporta una specie di accordo "politico" fra diversi tipi di partiti, in cui uno cede qualcosa di qua, un altro cede qualcosa di là, e poi, finalmente si può pubblicare.
In Italia non c'è più opinione pubblica. Non parlo dell'opposizione, ma di qualcosa o qualcuno trasversale ai partiti, che comunque si riconosca in comuni valori democratici. E che, come succede in altri paesi, dovrebbe "punire" - mettiamoci le virgolette, per carità - un capo del governo che non ha senso dello Stato, che non va alle celebrazioni del 25 aprile, che aggredisce la magistratura, che ha come braccio destro un condannato per corruzione e come braccio sinistro un condannato per concorso in associazione mafiosa. E invece passano concetti come "agli italiani non interessa il conflitto di interessi, visto che hanno fatto vincere Berlusconi". Sì, ma interessa alla democrazia... La maggioranza delle persone, e non solo a destra, ormai considera normale che un uomo abbia il monopolio della tv, faccia politica e sia anche capo del governo. La sua vittoria è questa: ormai la bassa qualità della democrazia italiana è considerata un fatto normale, marginale.
Persone di entrambi i partiti politici hanno da tempo riconosciuto che il benessere senza lavoro crea incentivi negativi che portano alla povertà permanente, perché priva le persone della loro autostima.
Il manifesto di convocazione, nella sua indubitabile rozzezza (dire che "dal '43 a oggi in Italia non è cambiato niente" è, per dirla con Grillo, una notevole belinata), era di contenuto squisitamente politico. Almeno due dei tre punti in oggetto (negare ai condannati il diritto di rappresentare il popolo, impedire alle segreterie dei partiti di nominare di straforo i candidati senza passare attraverso il vaglio degli elettori) sono molto difficilmente liquidabili come "qualunquisti". Esprimono, al contrario, un'insofferenza per larga parte condivisibile e condivisa da milioni di italiani, molti dei quali (senza bisogno di vaffanculo) hanno appena fatto la coda per il referendum Segni contro questa indecorosa legge elettorale proprio perché non sopportano più il piglio castale e l'autoreferenzialità malata delle varie leadership di partito. E chiedono la partecipazione diretta dei cittadini alla scelta della propria classe dirigente. Più controverso il terzo punto, perché non è detto che congedare un ottimo politico dopo due sole legislature coincida con il miglioramento della qualità professionale della classe politica (anzi). Ma quello che lascia il segno, vedendo decine di migliaia di cittadini mobilitarsi attorno a Grillo, alle sue drastiche parole d'ordine, al suo ringhio esasperato, perfino alla sua presunzione di Unto dalla Rete, è constatare, piaccia o non piaccia, che un uomo famoso ma isolato, popolare ma ex televisivo, antimediatico suo malgrado o fors'anche per sua scelta, sia in grado di mobilitare una folla che molti dei piccoli partiti, pur radicatissimi nei telegiornali e sui giornali, neanche si sognano.
È così difficile comprendere che cè gran voglia di una comunicazione e di soluzioni fuori dai vecchi schemi partitici, che sono logori e anti-moderni?
Le generazioni future non ci chiederanno in quale partito politico eravamo. Ci chiederanno che cosa abbiamo fatto per lo scioglimento dei ghiacciai quando sapevamo che esisteva il problema.
Per principio non abbiamo contatti con partiti che fanno parte di governi eurofederalisti. I governi che vogliono la schiavitù dei loro cittadini sono screditati.
È importante che gli Stati Uniti rimangano un sistema bipartitico. Io sono un tipo che ama i piccoli partiti e il partito repubblicano non può essere troppo piccolo per soddisfarmi.
La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.
Sollevati, or son tre mesi, i Siciliani all'acquisto della libertà, ed accorso in ajuto il generale Garibaldi con pochi valorosi, l'Europa fu piena della fama di sue vittorie; tutta Italia ne fu commossa e grande fu l'entusiasmo in questo regno, dove gli ordini liberi ed il libero costilme non pongono impedimento alla manifestazione dei sentimenti della pubblica coscienza. Indi le generose collette di danaro ed il grande numero di volontarI partiti per la Sicilia.
I politici si lamentano che ce l'abbiamo con loro. Ora, politici, vi spiego perché: vi fate voi gli stipendi, guadagnate un sacco di soldi e nonostante ciò rubate, abbiamo cancellato il finanziamento ai partiti con un referendum e l'avete rimesso, ci tagliate le pensioni ma non toccate le vostre. E poi vi lamentate che ce l'abbiamo con voi?!
In 25 anni non ho mai dato pagelle ai colleghi, trovo che in tv ci sia un egocentrismo abbastanza insopportabile. E i partiti dovrebbero essere fuori dal servizio pubblico.
Un passo avanti, due passi indietro... È ciò che accade alla vita dei singoli, ed accade anche nella storia delle nazioni e nello sviluppo dei partiti.
Ho ritenuto la Rivoluzione del 1848 un atto di alta giustizia. [...] Pensavo che il tentativo d'instaurare un regime repubblicano in Francia sarebbe stato possibile in condizioni migliori rispetto al 1792. Ho accettato sinceramente questo tentativo. [...] Fu con questo intendimento che entrai all'Assemblea Nazionale e che mi posizionai all'estrema sinistra, al fine di dare immediatamente un segnale della mia adesione alla forma di governo che la forza degli avvenimenti stava imponendo in Francia. [...] Il 15 maggio scosse nelle fondamenta questa mia speranza, ciò mi ha rivelato che tutti i progetti e le passioni dovevano inevitabilmente sfociare nella guerra civile, in una lotta profonda, accanita, inevitabile, in cui l'estrema sinistra avrebbe giocato un ruolo del quale io non volevo per nulla al mondo assumerne le responsabilità. [...] I partiti monarchici rialzarono la testa; io non volevo servirli, non potevo farlo senza compromettere la religione. Ho ritenuto il ritiro la scelta migliore.
[Lettera a Henri Maret, 21 settembre 1848]
In una parola, i comunisti appoggiano dappertutto ogni moto rivoluzionario contro le condizioni sociali e politiche esistenti. In tutti questi moti essi mettono avanti sempre la questione della proprietà, abbia essa raggiunto una forma più o meno sviluppata, come la questione fondamentale del movimento. I comunisti finalmente lavorano all'unione e all'interesse dei partiti democratici di tutti i paesi.
Lo scopo immediato dei comunisti è quello stesso degli altri partiti proletari: formazione del proletariato in classe, rovesciamento del dominio borghese, conquista del potere politico da parte del proletariato.
Vogliamo la patria; e le circolari ministeriali non c'impediranno di procacciarcela. Esse possono, urtando di fronte l'irresistibile tendenza italiana e oltraggiando immeritatamente i partiti, oggi in virtù dell'intento, concordi, travolgere il paese nell'anarchia: non possono mutare ciò che Dio e il popolo vogliono.
Non l'ho certo scoperto ora, ma ai tempi in cui ero al governo... La politica italiana si genuflette la domenica davanti alle icone della cultura, ma si guarda bene dall'impegnare se stessa e le risorse per qualcosa che, ai suoi occhi, elettoralmente non significa granché perché non influenza i grandi numeri come facevano il sindacato e i partiti organizzati. La cultura, insomma, agli occhi del potere è meritevole di salamelecchi a non finire. Ma, tutto sommato, è ritenuta marginale.
L'azzeramento dei partiti, di questo tipo di partiti, evocato da Grillo nel V-day, è sacrosanto. La situazione dei partiti in Italia è putrefatta, non è curabile, non può andare avanti. I partiti sono pure macchine di potere clientelare, niente di più. E non si riformano: o muoiono o continuano così, perché non c'è nessuna capacità di rimetterli in ordine.
Paradossalmente sono sempre stato fuori dal sistema politico dei partiti. Sono stato nominato direttore di rete nellunico momento in cui i partiti alla Rai non contavano, quando cerano i professori.
Alla Rai si stava meglio con la Prima Repubblica: il passaggio alla politica bipolare ha distrutto la solidarietà del gruppo dirigente complessivo dellazienda e quindi la sua solidità di contropotere. La lottizzazione da Prima Repubblica costringeva i partiti a cercare il meglio per vincere la concorrenza. Questo portava a una televisione migliore.
Frasi sui partiti
DiGiovanni Minoli
Deve la storia essere veramente lo specchio della vita umana, non per narrare asciuttamente i casi occorsi a un principe o a una repubblica, ma per avvertire i consigli, i partiti ed i maneggi degli uomini, cagione poi delle felici od infelici azioni.
L'errore capitale commesso dal cavaliere Silvio Berlusconi e da altri fondatori di network privati non è stato tanto quello di investire in uomini e mezzi prima che fosse data una legislazione precisa, ma nel non aver capito, subito, che anche il boccone saporito delle TV private, prima o poi sarebbe finito sotto i denti dei nostri partiti.
[In Italia] Dopo la dittatura non si è verificato il trapasso alla democrazia, ma solo la spartizione fra i partiti del potere e dello spazio politico. Siccome lo Stato non c'è, gli intellettuali, a seconda delle loro inclinazioni ideologiche, si lasciano assorbire dai vari potentati.
[La missione della cultura, 1973]