Eccoti, Cajo, in Roma. Io qui non visto | Entrai protetto dalla notte amica. | Oh patria mia, fa cor, chè Gracco è teco. | Tutto tace d'intorno, e in alto sonno | Dalle cure del dì prendon riposo | Gli operosi plebei. Oh buoni, oh veri, | Soli Romani! Il vostro sonno è dolce, | Perché fatica lo condisce; è puro, | Perché rimorso a intorbidar nol viene. | Tra il fumo delle mense ebbri frattanto | Gavazzano i patrizi, gli assassini | Del mio caro fratello; o veramente, | Chiusi in congrega tenebrosa, i vili | Stan la mia morte macchinando, e ceppi | Alla romana libertà; né sanno | Qual tremendo nemico è sopraggiunto.
«L'amore è il più antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame.»
«Che cosa mangia?» domandai senza pensare.
«L'amicizia», mi rispose George Lebay.
Ricordate che in tutti i tempi ci sono stati tiranni e assassini e che per un certo periodo sono sembrati invincibili, ma alla fine, cadono sempre, sempre.
Quella sera a Milano era caldo | Calabresi nervoso fumava. | "Tu Lograno apri un po' la finestra". | Ad un tratto Pinelli cascò. | "Poche storie, confessa, Pinelli, | c'è Valpreda che ha già parlato. | È l'autore di questo attentato | ed il complice è certo sei tu". | "Impossibile grida Pinelli | un compagno non può averlo fatto. | E l'autore di questo delitto | tra i padroni bisogna cercar". | "Stai attento indiziato Pinelli. | Questa stanza è già piena di fumo. | Se tu insisti apriam la finestra: | quattro piani son duri da far". | Calabresi e tu Guida assassini | se un compagno avete ammazzato | questa lotta non avete fermato | la vendetta più dura sarà.
["La ballata del Pinelli", 45 giri pubblicato da Lotta Continua]
Io sono un principe italiano illegalmente spogliato del suo potere, è qui l'unica casa che mi è rimasta, qui è un lembo della mia patria, qui sono vicino al mio Regno ed ai sudditi miei vengono chiamati assassini e briganti quegli infelici che difendono in una lotta diseguale l'indipendenza della loro patria e i diritti della loro legittima dinastia. In questo senso anche io tengo per un grand'onor di essere un brigante!
Io da qui vedo uomini caduti per terra | e nessuno fermarsi a guardare | e gli innocenti confondersi e gli assassini ballare | e gli innocenti corrompersi e gli assassini brindare.
Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell'ideale dell'unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassini politici. Questa è la verità della storia.