Or son pur solo, e in queste selve amiche | Non v'è chi ascolti i mici lugubri accenti | Altro che i tronchi delle piante antiche. | Flebile fra le tetre ombre dolenti | Regna il silenzio, e a lagrimar m'invoglia | Sotto del cupo mormorio de' venti. | Qui dunque posso piangere a mia voglia; | Qui posso lamentarmi, e alla fedele | Foresta confidar l'alta mia doglia. | Donde prima degg'io, Ninfa crudele, | II tuo sdegno accusar? donde fia mai | Ch'io cominci le mie giuste querele?
L'odio, la violenza, una volta innescati, vanno comunque vanti, si propagano sottoterra, lontano dagli sguardi, come le radici di certe piante infestanti.
L'addetto alle riparazioni della West Marin Water Company tirò calci a sassi e foglie e trovò il tubo e la falla. Un camion della contea, nel fare marcia indietro, era finito sul tubo e lo aveva rotto col proprio peso. Il camion era lì per cimare le piante lungo la strada; una squadra aveva trascorso l'ultima settimana a tagliare i rami dei cipressi. Furono loro a chiamare l'azienda dell'acqua, telefonando dalla caserma dei vigili del fuoco a Carquinez, dove l'azienda aveva gli uffici.
Si era recato lassù proprio allora per cercare il legno da fare i pifferi. Sapeva che, tagliando i frassini nella notte tra il 20 e il 21 di quel mese, gli strumenti suonavano meglio. In quella notte di primavera, tutti i boschi della Terra intonano melodie. Pare che un misterioso segnale percorra l'intero pianeta per dire agli alberi di mettersi a cantare. E quelli lo fanno, a squarciagola. Per questo, i pifferi dell'ertano e i violini di Stradivari suonavano così bene. Entrambi tagliavano le piante la notte di primavera, tra il 20 e il 21 maggio, quando i boschi della Terra cantano assieme. Il nostro compaesano aveva ricevuto dagli antenati quel segreto, che passava di padre in figlio. Lo aveva tramandato attraverso le generazioni di un antico liutaio ertano, il quale, si racconta, lo svelò per una botticella di vino a Stradivari quando venne da queste parti in cerca di abeti per i suoi violini.
Fu un amore, amici,
| che doveva finire;
| credemmo che gli uomini fossero santi,
| i cattivi uccisi da noi,
| credemmo diventasse tutta festa e perdono,
| le piante stormissero fanfare di verde,
| la morte premio che brilla
| come sul petto del bambino
| la medaglia alle scuole elementari.
| Con pena, con lunga ritrosia,
| ci ricredemmo.
| Rimane in noi il giglio di quell'amore.
Il cedro, insuperbito della sua bellezza, dubita delle piante che li son dintorno, e fattolesi torre dinanzi, il vento poi, non essendo interrotto, lo gittò per terra diradicato.
Alla nascita l'uomo è molle e debole, | alla morte è duro e forte. | Tutte le creature, l'erbe e le piante | quando vivono son molli e tenere | quando muoiono son aride e secche. | Durezza e forza sono compagne della morte, | mollezza e debolezza sono compagne della vita. | Per questo | chi si fa forte con le armi non vince, | L'albero che è forte viene abbattuto. | Quel che è forte e robusto sta in basso, | quel che è molle e debole sta in alto.
Sia che discenda nel mezzo dei fiumi del frutteto, o che s'insinui nel canneto, questo respiro che tu credi essere il vento è esalato dal dio seduto lassù sulla collina, in mezzo alle piante di salvia del cielo.
La cultura ebraica non è una sorta di erba selvatica che cresce per conto suo. È un giardino che si deve curare di continuo. Quando il giardiniere se ne scorda, o decide di scordarsene, le piante avvizziscono.
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate
fredda, dei morti.
Sono angosciata. Gli amici mi prendono in giro, ma sono davvero molto angosciata più per le piante e gli animali che per le persone. Come se le creatura indifese su questa terra, assieme ai bambini, fossero loro.
Stiamo vivendo in modo folle. L'intero sistema ecologico sta andando a male. Le piante e gli animali sono trattati come oggetti, cose inanimate. Sono critica contro tutti i governi, nessuno escluso, perché fino a oggi nessuno si è occupato con serietà dell'"emergenza Terra". Possiamo anche vincere la crisi, tirar su le banche e l'economia, cosa che in questo stato di cose dubito avvenga. Ma sarà tutto inutile se non riusciamo a preservare la capacità del pianeta di ospitare in maniera armoniosa noi e i nostri figli.
Lo scopo di quest'opera non è punto il descrivere le molte razze di animali che l'uomo seppe addomesticare; né le piante ch'ei seppe coltivare; se anche avessi le cognizioni che si richiedono per compiere un'impresa così gigantesca, in questo caso sarebbe opera superflua. Io intendo unicamente di esporre tra i fatti ch'io potei raccogliere ed osservare in ogni specie, i più atti a mostrare la importanza e la natura delle modificazioni subite dagli animali e dalle piante sotto il dominio dell'uomo; e spargere un po' di luce sui principii generali della Variazione.
È interessante contemplare una plaga lussureggiante, rivestita da molte piante di vari tipi, con uccelli che cantano nei cespugli, con vari insetti che ronzano intorno, e con vermi che strisciano nel terreno umido, e pensare che tutte queste forme così elaboratamente costruite, così differenti l'una dall'altra, e dipendenti l'una dall'altra in maniera così complessa, sono state prodotte da leggi che agiscono intorno a noi.
Voi dite che io pongo gli uomini in tale dipendenza da Dio da renderli simili agli elementi, alle piante e alle pietre, ciò è sufficiente che avete frainteso completamente la mia opinione e che confondete ciò che è proprio dell'intelletto con l'immaginazione.
Sin da piccola ho sempre amato il giardino di casa mia. Non era particolarmente grande, ma in rapporto alle dimensioni della casa ricopriva una superficie abbastanza ampia.
Mia madre era appassionata di giardinaggio, così c'erano svariate piante dai frutti commestibili, pietre ornamentali disposte in forme complicate, e alberi che davano fiori in ogni stagione. Perciò il giardino aveva diverse facce.
E in quel piccolo mondo c'erano molti posti dove potevo sentirmi a mio agio. Il giardino mi era molto caro, e da bambina mi sedevo o mi stendevo direttamente per terra con tutti i vestiti. Poi, diventata grande, quando avevo il tempo di sedermi in giardino, portavo sempre con me una stuoia da mettere sotto e qualcosa da bere.
Per me le cycas, i fukugi, la canna da zucchero e gli alberi baniani erano piante molto rare, delle vere novità. Avrei voluto continuare a guardarle per sempre. E ne ero rimasta talmente affascinata da credere di essere innamorata. Eppure nel mio caso era la costa di Izu, per quanto deprimente fosse come zona, l'unico luogo dove il mio cuore potesse tornare in qualsiasi momento, nello stesso mdo in cui quello della signora aveva fatto ritorno su quell'isola con il suo mare e i suoi alberi. Per me nessun altro posto al mondo poteva esistere all'infuori di Izu, con il suo panorama e le sue piante illuminate dal sole della sera.
Gli animali sono assai più di noi soddisfatti per il semplice fatto di esistere; le piante lo sono interamente; gli uomini lo sono secondo il grado della loro stupidità. Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del piacere che ci danno gli animali domestici.
[Sul torneo di Wimbledon] A Flushing Meadows stai a 40 minuti da Manhattan, a Parigi passi da una strada all'altra e non sai mai dove sei, qui affitti una casa e l'atmosfera è familiare. I vicini innaffiano le piante ogni mattina alle 8.30. Sei uno di loro: vai sempre a piedi, anche a mangiare, e ti ritrovi a fare le stesse cose, con la gente di sempre. Questo torneo è diverso da qualsiasi altro.
Questa specie di confettura verde è l'ambrosia che Ebe serviva alla tavola di Giove. [...] Siete un uomo positivo, e l'oro è il vostro idolo? Gustate di questa, e le miniere del Perù, di Gizerate e di Golgonda vi saranno aperte. Siete un uomo di immaginazione? Siete poeta? Gustate di questa, e le barriere del possibile spariranno; vi si apriranno i campi dell'infinito, e passeggerete libero di cuore, di spirito nei domini senza confine dell'ideale. Siete ambizioso? Correte dietro le grandezze della terra? Gustate di questa, e dopo un'ora sarete idealmente, mon re di un piccolo regno nascosto in un angolo d'Europa, come la Francia, la Spagna o l'Inghilterra, ma sarete il Re del mondo. Il vostro trono sarà eretto sopra le montagne di Satanasso, e senza aver bisogno di fargli omaggio, senza essere costretto a baciarne gli artigli, sarete il sovrano, padrone di tutti i regni della terra. [...] Una certa erba che li trasportava nell'Eden, in mezzo a piante sempre fiorite, a frutti sempre maturi. [...] Questo è hashish, tutto ciò che si fa di meglio e di più puro in hashish ad Alessandria, l'hashish d'Abou Gor, il gran confetturiere, l'uomo al quale si dovrebbe fabbricare un palazzo con questa iscrizione: AL MERCANTE DELLA FELICITÀ, IL MONDO RICONOSCENTE.
Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima: l'azione è come il verde di certe piante che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare e vedrete che radici profonde.
Frasi sul verdeFrasi sull'azioneFrasi sulle pianteFrasi sulle radici