[Parlando del suo album Creuza de mä] Certe volte mi sentivo inorgoglito, altre volte deluso. Ma sempre in ogni caso un po' vergognoso a vedermi quasi costretto a sfogliare le riviste specializzate, per scrutare con un occhio quasi da lumaca, fuori dalle orbite, quale posizione avesse ottenuto in classifica il mio ultimo, cosiddetto, prodotto discografico. Perché questo voleva dire che il disco in quanto funzione oggettiva di consumo, aveva assunto un'importanza superiore a quella delle canzoni per le quali viveva, e nelle quali sinceramente mi sentivo di avere vissuto.
Non chiedete a uno scrittore di canzoni che cosa ha pensato, che cosa ha sentito prima dell'opera: è proprio per non volervelo dire che si è messo a scrivere. La risposta è nell'opera.
La gente non pensa che l'amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d'amore, felice o infelice, ascolta canzoni d'amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d'amore.
Si tratta di una gratificazione immensa. È questo un tipo di consacrazione a cui tutti noi teniamo moltissimo, perché Mina rappresenta un pezzo di storia che va ben oltre l'oggetto discografico. Per me è stato come un regalo inatteso: credo che la sua attenzione sia caduta su "Il portiere di notte" perché quella è tra le mie canzoni una delle più teatrali, non a senso unico, che si presta a una rilettura che dia spazio all'immaginazione. E la versione che ne dà Mina è, come sempre le accade, filtrata dalla sua sensibilità, dalla sua emotività, che abbinate alla voce forniscono una forma inimitabile.
Ho imparato molto presto che: "Senza una canzone, il giorno non ha fine... senza una canzone, un uomo non ha amici... senza una canzone, la strada non ha curve... senza una canzone." Per questo motivo io continuo a cantare una canzone.
Ho sempre scritto canzoni di getto, così come mi venivano. Con lo spirito di quello che lo faceva tanto per divertirsi, incoscientemente, senza calcoli di mercato, perché allora non se ne facevano. Lho fatto così, senza marketing, senza ricerche particolari sui gusti del pubblico. Semplicemente offrendo quello che mi veniva in testa. Spesso questo ha coinciso coi gusti del pubblico, e quindi è andato bene.
Se pensiamo a cantautori come Paoli, Tenco, Bindi, Endrigo o De André, erano abbastanza malinconici, non è che fossero proprio spensierati. Erano anche impegnati in quello in cui scrivevano. Quella degli anni 60 non era soltanto musica allegra, anche se la gente ama ricordare i momenti allegri della propria vita, e tende a cancellare quelli più tristi. Si affeziona ai motivetti più allegri, fermo restando che le grandi canzoni degli anni 60 sono ancora rispettate. Il ricordo delle canzoni allegre fa credere che quello fosse un periodo incosciente e spensierato, mentre in realtà era complicato come lo è oggi.
Frasi sulle canzoni
DiEdoardo Vianello
Tutte le canzoni mi ricordano qualcosa della mia vita. In generale mi riportano alla prima volta in cui le ho interpretate e in modo particolare in Versilia dove facevo tutta la stagione estiva, di cui ricordo unatmosfera entusiasta e ottimista tipica degli anni Sessanta.
Quando ho iniziato io per fortuna eravamo in pieno cantautorato ma io non trovavo nessuno che mi piaceva. Alla fine Alberto Testa mi ha detto "te le devi scrivere da sola le canzoni" e io ho fatto così.
Oggi si parla sempre degli stessi cantanti, che i media danno spazio solo ad alcune voci, in radio ci sono sempre le stesse canzoni senza un attimo di creatività. Oggi ci sono tanti, tantissimi bravi artisti che non si conoscono e questo non va bene.
Parliamo dei progetti futuri, non di quelli passati. Siamo tornati a fare le canzoni amore, cuore, disperazione. Che noia. Se cera una cosa che mi faceva arrabbiare negli anni 80 era che alcuni giornalisti volevano rilanciare gli anni 70. Io pensavo che era davvero assurdo, ceravamo lì noi, la nuova generazione di artisti e loro pensavano al passato. Adesso succede quello che succedeva allora, vanno di moda gli anni 80 che è stato un periodo molto ricco dal punto di vista musicale perché eravamo al passo col resto del mondo.
Frasi sulle canzoni
DiDonatella Rettore
È necessario essere coerenti e soprattutto avere molta autocritica. E confrontarsi, ascoltare le canzoni degli altri, riprodurle con il proprio strumento. Studiare a fondo i grandi successi e carpirne i trucchi del mestiere. È necessario conoscere la musica degli altri e anche prestare attenzione agli altri strumenti che non suoni. Oltre all'autocritica è necessaria la follia quando ti esibisci e quando scrivi. Se sei totalmente razionale non scrivi tanto. Lasciarsi andare totalmente in fase di scrittura. Questa capacità è anche insita nel carattere, il riuscire a raggiungere uno stato di trance sul palco. Se sei troppo razionale finirai con il costruire musica troppo cerebrale, costruita. La razionalità serve a mantenere i piedi per terra.
In televisione ho fato vedere come mi approccio al piano, come mi avvicino allo studio delle canzoni, come le trasformo, come le faccio vivere. Questo è stato importante per far capire alla gente che sono una vera musicista.
Frasi sulle canzoni
DiDolcenera
A me non piace pensare all'attività di un artista come a una carriera. Non ce lo vedo Vasco Rossi come il generale della musica italiana! Rimangono solo le belle canzoni, e per belle intendo quelle che hanno una magia, che esprimono un emozione che ti rimane per sempre. Le canzoni passano... le emozioni no.
L'altalena di sentimenti fa parte del ciclo della vita. Bisogna essere preparati, o almeno bisogna sapersi aspettare e magari reinventarsi. L'importante è non confondersi... non perdere di vista la propria essenza, la propria natura, la propria umanità. Per me non si tratta di sapere se continuerò a scrivere canzoni perchè l'ho sempre fatto. Si tratta solo di sapere se queste canzoni saranno pubblicate o meno. Credo che la vera felicità sta nell'inseguire la propria vocazione.
Tutto è nato da una crisi dopo tre anni in giro in Toscana con il mio gruppo a suonare in locali pieni di sogni, fumo e parole. Una notte rientrando, sfinita, a casa ho cercato un senso a cantare canzoni dei grandi gruppi rock. E un senso non l'ho trovato. Ho pensato a tutte le canzoni che per un bisogno quasi terapeutico avevo scritto e ho pensato che doveva avere un senso questo mio modo di esprimersi. È stato un periodo di introspezione: avevo smesso di studiare e cercavo di conoscermi meglio. Una canzone è stata risolutoria: Sorriso Nucleare, subito piaciuta agli altri del gruppo, che ha dato il nome al mio primo album. Tutto il resto è stato il sacrificio di far conoscere le mie canzoni a chiunque, senza paura di mettersi a nudo e di essere giudicati con superficialità.
Scrivo la canzoni pensando a emozioni molto comuni. Sono così universali che una folla di diecimila persone le può cantare per diecimila motivi diversi.
Dedicammo a suo tempo un'intera puntata di Babele (la trasmissione televisiva dedicata ai libri) ai poeti italiani viventi. Si alzavano, venivano brevemente presentati, recitavano i loro versi. Ci aspettavamo un'audience molto bassa, invece il programma, secondo l'Auditel, venne seguito da otto o novecentomila persone. Credo che quella puntata ebbe successo perché le poesie, come le canzoni, sono una forma di comunicazione concentrata e molto espressiva.
[Domenico Modugno] È il più grande di tutti. Nessuno ha scritto tante belle canzoni che rimarranno per decenni, nessuno è completo come lui quale cantautore, showman, attore.
[OGGI, 8 ottobre 1969]
Io so che una notte | in qualche camera da letto | presto | le mie dita | scivoleranno | tra | morbidi capelli puliti || canzoni che nessuna radio | trasmette || tutte tristezza, sogghignando | in cascata.
[da Assaporeremo le isole e il mare]
Venne il momento della prima corsa. Henry si avviò verso il settore dei solitari, dei dementi e della brutta gente, quella coi tacchi delle scarpe consumati e con quelle facce, derubate di tutto da tempo immemore, di tutto, salvo la determinazione a tirare avanti, anche senza la minima traccia di speranza o di musica, anche senza la minima speranza di vittoria.
[da Azione, in Niente canzoni d'amore]
Si spinse avanti a gomitate per prendere la sua vodka liscia.
[da Azione, in Niente canzoni d'amore]
Frasi sulle canzoni
DiCharles Bukowski
Quando la morte verrà a pigliarci, [...] ci sputerà via come un osso già spolpato e pulito da un pezzo, indurito e secco e... che cosa? E niente.
[da Azione, in Niente canzoni d'amore]
Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso.
[da Azione, in Niente canzoni d'amore]
Frasi sulle canzoni
DiCharles Bukowski
Molti travisano e pensano che le mie siano canzoni d'amore. Non c'è cosa più sbagliata. Quando parlo ad esempio di Giuda, quest'uomo che si frequenta per convenienze, parlo di una mentalità, quella dell'apparire, di conformarsi alla norma. Quando canto L'eccezione parlo di capitalismo, del fatto che ormai siamo disposti a vendere anche l'anima, a dare via la propria coscienza e le proprie aspirazioni.