Da quel giorno di molti anni fa ad Andreis, in Valcellina quando l'ho incontrato per la prima volta, senza quasi saper nulla di lui e incline a scambiarlo, con quel suo fazzoletto da pirata in testa e la camicia sudata e bagnata per tanti chilometri fatti di corsa sotto la pioggia, per uno stravagante come tanti altri, finché ha tirato fuori da una cartella un foglio, il disegno indimenticabile d'una crocifissione possente e dolorosa, di una grandezza che s'imprime per sempre nel cuore e nell'anima Mauro Corona è una presenza nella mia realtà.
Anche se nell'Irlanda del Nord non ci fossero centomila disoccupati, la miseria delle paghe griderebbe vendetta per gli enormi profitti della classe dominante e capitalistica, che prospera con le ferite, il sudore e le fatiche del popolo.
Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare. Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio.
Con la Juve ho vinto tutto, assaporando la sensazione di tornare a Torino con la coppa più ambita in mano, e ho perso tutto, magari all'ultimo minuto, all'ultimo rigore, con in bocca l'amaro di aver lavorato, lottato, sudato per un anno intero per niente. Momenti di gioia incredibile, in cui ti senti sul tetto del mondo, ma anche momenti di scoraggiamento, di delusioni bruciate, di incredulità.