In realtà, e nonostante alcune contrarie apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme. Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, e ad un tempo di negargli ogni valore umano. [...] Allo stesso scopo tende l'esaltazione della violenza, essa pure essenziale al fascismo: il manganello, che presto assurge a valore simbolico, è lo strumento con cui si stimolano al lavoro gli animali da soma e da traino.
Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.
[Ad un "incontro di formazione" del movimento nizzardo identitario francese 'Nissa Rebela', considerato di estrema destra dai media francesi] Bisogna rientrare nelle amministrazioni dei piccoli comuni. Dovete insistere molto sull'aspetto regionalista del movimento. Ci sono delle buone maniere per non essere etichettati come fascisti nostalgici, ma come un nuovo movimento regionale, cattolico, eccetera, ma sotto sotto rimanere gli stessi.
Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero alla memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovò la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti. Ma durava la collera, la sua collera di uomo del nord che investiva la Sicilia intera: questa regione che, sola in Italia, dalla dittatura fascista aveva avuto in effetti libertà, la libertà che è nella sicurezza della vita e dei beni. [...] "È questa forse la ragione per cui in Sicilia" pensava il capitano "ci sono tanti fascisti: non è che loro abbiano visto il fascismo solo come una pagliacciata e noi, dopo l'otto settembre, l'abbiamo sofferto come una tragedia, non è soltanto questo; è che nello stato in cui si trovavano una sola libertà gli bastava, e delle altre non sapevano che farsene." Ma non era ancora sereno giudizio.
Abbiamo trovato un nuovo sistema per sfondare i cordoni... Quando si muovono gli squadroni a cavallo, i fascisti non devono fuggire, ma restare fermi, agitando fazzoletti bianchi e cappelli.
Mentre è giusto che la destra pretenda, nel campo intellettuale e universitario, che il ventennio fascista venga studiato senza prevenzioni come un periodo della storia degli italiani, ai cui fasti e nefasti la maggioranza di essi prese parte e responsabilità, sarebbe sbagliato e pericoloso per la destra qualunque atto o manifestazione che potesse giustificare il pregiudizio generale contro il fascismo che ha giovato tanto ai comunisti.
Corridoni non sarebbe mai stato un fascista. Egli era troppo onesto, coraggioso, leale. Non era un marxista ancora, ma certamente fascista non sarebbe diventato mai, giacché non si sarebbe mai posto al servizio dei trust e dei grandi agrari.
Per vent'anni l'Italia è stata governata da un regime fascista in cui ogni dialettica democratica era stata abolita. E successivamente un unico partito, la Democrazia cristiana, ha monopolizzato, soprattutto in Sicilia, il potere, sia pure affiancato da alleati occasionali, fin dal giorno della Liberazione. Dal canto suo, l'opposizione, anche nella lotta alla mafia, non si è sempre dimostrata all'altezza del suo compito, confondendo la lotta politica contro la Democrazia cristiana con le vicende giudiziarie nei confronti degli affiliati a Cosa Nostra, o nutrendosi di pregiudizi: "Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini".
C'è una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall'alto, coltivata dal cortigiano. Il loro gioco preferito è quello dei morti, l'uso dei morti: abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò, celebrare insieme come eroi della patria comune Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti e il filosofo Gentile, presidente dell'accademia fascista, giustiziato dai partigiani, onorare insieme le vittime antifasciste della risiera di San Sabba e quelle delle foibe titine. Proposte da comitati di reduci che evidentemente non hanno mai sentito parlare dei lager in cui i fascisti, prima e dopo l'armistizio, hanno chiuso migliaia di cittadini colpevoli unicamente di essere di etnia slovena.
I fascisti che il 28 ottobre 1922 entrarono in Roma non dispiacquero in Vaticano. [ ] Era la medievale distinzione della Chiesa sulle guerre giuste e quelle ingiuste.
Io ho smesso di essere fascista solo quando ne sono stato espulso, quando, appunto, fui messo fuori dal partito. E devo dire che ne ebbi un grande dispiacere. Fu un dolore inferto alla mia giovinezza vedermi strappare le stellette dalle spalline, una sconfitta che generò in me una profonda crisi.
Sono qui anche perché non potevo più subire le posizioni di chi, per legittimarsi agli occhi della comunità finanziaria mediatica, arriva a giudicare il ventennio fascista addirittura come "il male assoluto".
Ripetiamo che la parola fascista comprende anche gli Arditi e i Volontari di guerra, poiché le tre associazioni sono distinte nella forma, ma fuse e confuse nella sostanza: si tratta di tre corpi e di un'anima sola. Ora, il blocco fascista [...] potrà anche chiamarsi il blocco delle "teste di ferro".
Il concetto, fascista e meschino, che per dieci anni ha messo in scacco la comunicazione tennistica: la Obbligatorietà di tifare Federer. Per decreto regio, lo si doveva tifare. Perché? Perché Roger (sempre da pronunciare come un'orazione: "R-o-g-e-r") è classico, è marziale, è corretto (quando vince), non sposa le veline (è un pregio?), va a rete (seeeeh: 8 anni fa, forse), piaceva a David Foster Wallace ed è contrario all'occhio di falco (è contrario alla moviola per motivi asimoviani: in quanto robot, non accetta che in campo ce ne sia un altro. È gelosia tra microchip, non fatto etico).
Ricordo la sera del 25 luglio 1943, quando la radio annunciò la caduta del Fascismo ... molta gente si precipitò per le strade sventolando il tricolore, vi fu una dimostrazione a piazza del Quirinale e il re Vittorio Emanuele III si affacciò al balcone; in tanto sbandamento v'era bisogno d'un punto a cui riferirsi e tale sembrò allora la corona, mancando ancora l'organizzazione di partiti antifascisti. Il giorno dopo i netturbini faticarono molto a portare via i distintivi fascisti che i bravi romani avevano gettato per le strade.