Tiranno è nome di uomo di mala vita, e pessimo tra tutti gli altri uomini, che per forza sopra tutti vuole regnare, massime quello che di cittadino è fatto tiranno. Perché, prima, è necessario dire che sia superbo, volendo esaltarsi sopra li suoi equali, anzi sopra li migliori di sé e quelli a' quali più tosto meriteria di essere subietto: e però è invidioso, e sempre si contrista della gloria delli altri uomini, e massime delli cittadini della sua città; e non può patire di udire laudare altri, benché molte volte dissimuli e oda con cruciato di core; e si allegra delle ignominie del prossimo per tal modo, che vorria che ogni uomo fussi vituperato, acciò che lui solo restassi glorioso.
Cognosco non essere conveniente, giudici, che chi si sente innocente e con la conscienzia purgata, tema o si perturbi per le accusazione false, perché debbe sperare che Dio giustissimo giudice sia suo protettore e defensore, né comporti che la verità sia suffocata dalle calunnie. Nondimeno queste cose insolite che mi si presentano innanzi agli occhi mi commuovono non mediocremente l'animo, vedendomi qui in mezzo di tanta multitudine, la quale tutta guarda me solo ed è testimone delle mie molestie; e che doppo una legge nuova, una nuova forma di cognoscere la causa ed udire le parte publicamente, io sia el primo chiamato in giudicio e riguardato da tutti quasi per esemplo, pieno di travagli abbia in pericolo tutto quello bene che ha e possa avere uno cittadino; e dove pochi mesi innanzi pareva che io avessi tanta felicità che fussi quasi invidioso agli amici, ora mi truovi sì afflitto che sia nonché altro, miserabile agli inimici.
Gli uomini che tengono in considerazione la natura e i loro simili e piangono perché tutto è scuro e cupo sono nel giusto; ma i colori foschi sono i riflessi dei loro occhi invidiosi e dei loro cuori. I veri colori sono delicati e hanno bisogno di una visione più pulita.
È certamente stolto pretendere da altri ciò che nessuno può ottenere da se stesso, di essere attento, appunto, più agli altri che a sé, di non essere avaro, né invidioso, né ambizioso ecc., soprattutto per chi sia ogni giorno esposto alle fortissime spinte di tutte le passioni.
I più ingenerosi e invidiosi possono parlare di inadeguatezze delle avversarie o di fortuna. Machiavelli sosteneva che la metà delle imprese dipendono dalla fortuna, l'altra metà da noi stessi. Credo che la fortuna sia quella che ognuno di noi merita e che molte volte sia il nome che si dà all'abilità altrui. Non c'è impresa che se vogliamo denigrare o ridimensionare possa sfuggire a un momento fortunato.
[La Gazzetta dello Sport, 17 dicembre 2007]