Ho chiuso la mia finestra
perché non voglio udire il pianto,
ma dietro i grigi muri
altro non s'ode che il pianto.
Vi sono pochissimi angeli che cantano,
pochissimi cani che abbaiano;
mille violini entrano nella palma della mia mano.
Ma il pianto è un cane immenso,
il pianto è un angelo immenso,
il pianto è un violino immenso,
le lacrime imbavagliano il vento.
E altro non s'ode che il pianto.
Protestavo per tutta questa carne rubata al paradiso, maneggiata dagli ebrei dal naso gelido e dall'anima inaridita; e protestavo per la cosa più triste, perché i negri non volevano essere negri, perché inventano pomate con cui nascondere i deliziosi capelli ricci e polveri che mutino il grigio del viso e sciroppi con cui ingrassare e attenuare il florido cachi delle labbra.
Lungo il viale deserto, nel profondo silenzio della notte, i carri degli ortolani, diretti verso Parigi, percuotevano con l'eco dei loro monotoni scossoni, a destra e a sinistra, le facciate della case immerse nel sonno dietro i filari confusi degli olmi. Un carro di cavoli e un altro di piselli si erano riuniti sul ponte di Neully ad otto carri di rape e di carote calati da Nanterre; ed i cavalli procedevano a testa bassa, con andatura pigra e uguale rallentata dalla fatica della salita. Su in alto, sdraiati bocconi, sul carico dei legumi, sonnecchiavano i carrettieri coi loro mantelli a righe nere e grigie, le redini arrotolate al polsi.
[Patti Smith] È fantastica, con gli anfibi militari, i jeans neri, i capelli grigi spettinati, sempre animale da palcoscenico, anche nella vita. Se questo non è sexy, non so cosa lo sia.
La vita scorre davanti alle finestre e io la odio ancor più di minuto in minuto. Vedo i gesti triti e ritriti, i sorrisi compiti, le cellule grigie che girano intorno al nulla sotto le pie bombette. [...] I passanti sono spaventosi. Li vedo in tutti i loro piccoli orrori.
Dove sono stato, in tutti questi anni, io me n'ero andato a lavarmi i panni dagli inganni del successo, a riscoprirmi uomo... io sempre lo stesso, più grigio ma non domo.
Oggi la carne intirizzita cerca
tremante il rosso focolare al buio
angolo. L'uragano al parossismo
ruggisce e fischia, e l'albero stecchito
s'abbatte nel giardino e sferza il muro.
Piove dalla finestra dietro il vetro
appannato le sera grigia e livida
sembra ondeggiare nel paesaggio secco,
e la nube lontana
suda giallo pallore di defunto.
L'oscuro cipresseto
lungi nereggia e la pineta stenta,
che si sfuma nell'aria annuvolata,
svanisce sotto il freddo Guadarrama.
Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".