Ho paura e chiamo il tuo nome | Amo la tua voce e la tua folle danza | Ascolto le tue parole e conosco il tuo dolore | La tua testa tra le mani e il suo bacio sulle labbra di un altro | I tuoi occhi al suolo | E il mondo intorno che ruota per sempre | Addormentato nella sabbia con l'oceano che tutto cancella...
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Vagabondavo solo come una nuvola | Che alta fluttua su valli e colline, | Quando a un tratto vidi una folla, | Una schiera di dorati narcisi | Lungo il lago e sotto gli alberi | Una miriade ne danzava nella brezza. | Fitti come le stelle che brillano | E sfavillano sulla Via Lattea, | Così si stendevano in una linea infinita | Lungo le rive di una baia. | Una miriade ne colse il mio sguardo | I fiori si lanciarono in una danza gioiosa | Lì presso danzavano le onde scintillanti, | Superate in letizia dai narcisi; | Un poeta non poteva che esser lieto | In così ridente compagnia. | Mirando e rimirando, pensai poco | Al bene che la vista mi recava: | Spesso quando me ne sto disteso, | Senza pensieri, o pensieroso, | Essi balenano al mio occhio interiore | Che rende la solitudine beata, | E allora il mio cuore si riempie di piacere, | e danzo con i narcisi.
Di
William Wordsworth
"Ragione per cui" scriveva Betty Flanders, affondando sempre più i calcagni nella sabbia "ragione per cui non restava che andarsene". Lentamente, scaturendo dalla paura del beccuccio d'oro, il pallido inchiostro turchino si effuse sul punto: lì, infatti, la sua penna si fermò, i suoi occhi si fissarono e lentamente si riempirono di lacrime. Tutto il golfo tremava, il faro oscillò, e l'illusione fu che l'albero del piccolo vascello di Mr. Connor pendesse come una candela di cera nel sole. Subito essa batté le palpebre: le disgrazie sono sempre orrende. Daccapo batté gli occhi. L'albero si ergeva diritto, le onde si succedevano regolarmente, il faro era perpendicolare: ma la macchia d'inchiostro s'era sparsa.
L'Atlantico rode le nostre scogliere. La pressione della corrente del polo deforma la nostra costa occidentale. La muraglia che noi abbiamo sul mare è minata; l'acqua travolge nugoli di sassi; i nostri porti si riempiono di sabbia e di pietre; le foci dei nostri fiumi s'ingorgano. Ogni giorno un lembo di terra normanna si stacca e sparisce nei flutti.
Di
Victor Hugo
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