Ogni volta che baciavo con la lingua, correvo a confessarmi. Quando ballavo un lento, come quelli d'epoca di Peppino Di Capri, stavo con il sedere all'insù per evitare contatti.
Devo confessare che mi piacciono gli arrangiamenti che si possono fare avendo a disposizione un'orchestra vera e propria. È il tipo di musica che preferisco.
[Intervista, Il Monello, n. 37, 1975]
[Rispondendo a Stendhal] Pensate se voi ed io fossimo italiani e fossimo cresciuti dall'infanzia ad ora minacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io esser migliori di loro? Saremmo noi così buoni? Io, se ben mi conosco, no.
Se quello che mi porta a disegnare è una sottile malattia morbosa, una piccola lesione, una devianza, uno strappo, desidero che ciò non trovi mai guarigione, anzi desidero considerare il disegnare come un lavoro, anche faticoso, di scavo, di confessione a volte anche dolorosa. È allo stesso tempo una fortuna umana, grandissima.