Lascia che il ricordo voli al giorno in cui nascesti, cieco, sordo, muto e nudo, un buco nel vuoto, un'ombra nel buio, nel nulla assoluto, e il caos ti esplode intorno: luci, suoni, sangue, grida sensazioni senza azioni, istinto suicida.
Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l'Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste Le prigioni sono piene di sospetti in vece di libertà lo stato di assedio regna nelle province la legge marziale la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s'inchinino alla bandiera di Sardegna E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero mi ritirerò con la coscienza sana farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.
Come può essere che il tono della Bibbia ti colpisca al cuore, se il suo Dio ti respinge a tal punto ed essa tratta soltanto di lui? Senza Dio, infatti, la Bibbia non ti colpirebbe al cuore. Quello che ti colpisce dev'essere dunque un cordoglio per Dio, per l'ostinato, appassionato, instan-cabile tentativo di creare un Creatore e di tenerlo in vita, lui che porta tutta la responsabilità della nostra miseria. Perché è insopportabile pensare che questo caos insensato non trovi in qualcuno la sua composizione, il suo ordine, la sua conciliazione. La composizione, l'ordine, la conciliazione: l'impresa della Bibbia.
Sono passati 150 anni dall'Unità d'Italia ma oggi nell'ex Regno delle Due Sicilie esiste un'entità, che possiamo chiamare camorra, mafia o 'ndrangheta, che si è assunta il compito di difendere la gente dagli strumenti del potere che al Sud vengono percepiti come ostili. Ci accingiamo a festeggiare i 150 anni di Unità in un caos totale e ormai sappiamo bene che chi si ostina a tentare di governare questo caos in modo tronfio o applicando le regole del più banale patriottismo rischia di farsi male.
[Dopo la vittoria al mondiale 1982] Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all'ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti. [...] Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L'esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio. [2009]
Musil parte dal punto fluido di una realtà ancora informe, ancora da plasmare come nella notte del caos, e da quel centro si dirama in tutte le direzioni, con un'apertura senza limiti.
Una donna può facilmente trovare un lavoro, procurarsi i soldi per pagare l'affitto e superare di conseguenza tutti i problemi che si presentano. Ma a noi non piace quel genere di vita caotica, dispersiva, lontana dai nostri ideali.
Vi è nella Cabala una musica dei Numeri, e questa musica che riduce il caos materiale ai suoi princìpi, attraverso una sorta di grandiosa matematica, spiega come la Natura si ordini e diriga la nascita delle forme che estrae dal caos. E tutto quel che vidi, mi parve ubbidire a una cifra.
Rugby, gioco da psiche cubista - deliberatamente si scelsero un pallone ovale, cioè imprevedibile (rimbalza sull'erba come una frase di Joyce sulla sintassi) per immettere il caos nell'altrimenti geometrico scontro di due bande affamate di terreno - gioco elementare perché è primordiale lotta per portare avanti i confini, lo steccato, l' orlo della tua ambizione - guerra, dunque, in qualche modo, come qualsiasi sport, ma lì quasi letterale, con lo scontro fisico cercato, desiderato, programmato - guerra paradossale perché legata a una regola astuta che vuole le squadre avanzare sotto la clausola di far volare il pallone solo all'indietro, movimento e contromovimento, avanti e indietro, solo certi pesci, e nella fantasia, si muovono così. Una partita a scacchi giocata in velocità, dicono. Nata più di un secolo fa dalla follia estemporanea di un giocatore di calcio: prese la palla in mano, esasperato da quel titic titoc di piedi, e si fece tutto il campo correndo come un ossesso. Quando arrivò dall' altra parte del campo, posò la palla a terra: e intorno fu un'apoteosi, pubblico e colleghi, tutti a gridare, come colti da improvvisa illuminazione. Avevano inventato il rugby. Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa. Con ordinata, e feroce, follia.