Di qui a tre anni noi socialisti potremo celebrare il nostro giubileo. La data memorabile della pubblicazione del Manifesto dei comunisti (febbraio 1848) ci ricorda il nostro primo e sicuro ingresso nella storia. A quella data si riferisce ogni nostro giudizio ed ogni nostro apprezzamento su i progressi, che il proletariato è andato facendo in questo cinquantennio. A quella data si misura il corso della nuova era, la quale sboccia e sorge, anzi si sprigiona e sviluppa dall'era presente, per formazione a questa stessa intima ed immanente, e perciò in modo necessario e ineluttabile; quali che sian per essere le vicende varie e le successive fasi sue, per ora di certo imprevedibili.
Anche se le economie socialiste, comprese quelle guidate da partiti comunisti in varie parti del mondo, sono state gravate da problemi economici e politici (ivi compresa l'oppressione), i fini e gli obiettivi che hanno in passato attratto la gente verso il socialismo restano a tutt'oggi importanti come lo erano cinquant'anni fa. I concetti di giustizia sociale sono costantemente riemersi anche dopo che erano stati indeboliti dalle difficoltà incontrate nei diversi progetti di attuazione.
I comunisti, i socialisti,prevedono, desiderano ed auspicano la partecipazione, la militanza, la presenza democratica. Il fatto che oggi si dimentichi anche questo dimostra a quale arretramento culturale sono arrivati i gruppi dirigenti della sinistra.