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Frasi sull'affetto, Frasi sul numero 100, Frasi sulle gare, Frasi sul rimorso, Frasi sul pudore, Frasi sui fulmini, Frasi sulla rivalità, Frasi sui traditori, Frasi sugli eroi, Frasi sull'assassinio
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E meglio tra capanne in umil sorte, | che nel tumulto di ribalta corte, | Filosofia s'impara. [da Invito d'un solitario a un cittadino]
Frasi sugli inviti
Amiam, che i dì son brevi; | Un giorno senza amor, | È giorno di dolor, | Giorno perduto. [da All'amica]
Più sei bella, più devi | Ad Amor voti e fè.
Per due fedeli amanti | Tutto, tutto è gioir. [da All'amica]
Finché l'età n'invita, | Cerchiam di goder. | L'aprile del piacer | Passa, e non torna più. | Grave divien la vita | Se non ne cogli il fior. [da All'amica]
Frasi sugli invitiFrasi sul mese di aprile
Di velo, il sai, compiacesi | Amor modesto e puro. | Va, fra quell'ombre tacite | Mi troverai, tel giuro. [da La fecondità]
E sarà nosco Amore. Noi de' sofferti | Oltraggi allor vendicheremo Amore, | Né d'uomo tirannia né di fortuna | Franger potranne, o indebolir quel nodo | Che le nostre congiunse alme fedeli. | Perché dunque a venir lenta è cotanto, | Quando è principio del gioir, la Morte? | Perché si rado la chiamata ascolta | Degl'infelici, e la sua man disdegna | Troncar le vile d'amarezza asperse? [Explicit]
Tutto pere quaggiù. Divora il Tempo | L'opre, i pensieri. Colà dove immenso | Gli astri dan suono, e qui dov'io mi assido, | E coll'aura che passa mi lamento, | Del nulla tornerà l'ombra e il silenzio. | Ma non l'intera Eternilà potria | Spegner la fiamma che non polsi e vene, | Ma la sostanza spirital n'accese, | Fiamma immortal, perché immortal lo spirito | Entro cui vive, e di cui vive e cresce.
Oh se lontano dalle ree cittadi | In solilario lido i giorni miei | Teco mi fosse trapassar concesso! | Oh se mel fosse! Tu sorella e sposa, | Tu mia ricchezza, mia grandezza e regno, | Tu mi saresti il ciel, la terra e tutto. | Io ne' tuoi sguardi e tu ne' miei felice, | Come di schietto rivo onda soave | Scorrer gli anni vedremmo, e fonte in noi | Di perenne gioir fóra la vita.
Torna, o delirio lusinghier deh! torna; | Né cosi ratto abbandonarmi. Io dunque | Suo sposo! ella mia sposa! Eterno Iddio, | Di cui fu dono questo cor che avvampa, | Se un tanto ben mi preparavi, io tutti | Spesi gl'istanti in adorarti avrei.
Oh come del pensier batte alle porte | Questa fatale immago e mi persegue! | Come d'incontro mi s'arresta immota, | E tutta tutta la mia mente ingombra! | Chiudo ben io per non mirarla i rai, | E con ambe le man la fronte ascondo. | Ma su la fronte e dentro i rai la veggio | Un'allra voila comparir, fermarsi, | Riguardarmi pietosa e non far motto.
Ah! Quando ancora colle chiuse ciglia | Tra veglia e sonno d'abbracciarla io credo, | E deluso mi desto, ahi! che del cuore | La grave oppressïon sgorgar repente | Fa di lagrime un rio dalle pupille. E al pensier disperato mi dischiude | Un avvenir d'orrendi mali, a cui | Termine non vegg'io fuorché la tomba.
In questa di valor sacra contrada | Alti onori t'avrai; che riverita | Pur de' nemici è qui la gloria, e schietti | Della tua faran fede i nostri petti. | Si dicendo scoprir le rilucenti | Còlte in Rosbacco cicatrici antiche, | E vivo scintillò negli occhi ardenti | Il pensier| delle belliche fatiche. | Parve l'inclita spada a quegli accenti | Abitarsi, e sentir che fra nemiche | Desire non cadde; parve di più pura | Luce ornarsi, e obbliar la sua sventura. [Explicit]
D'Europa intanto alla Cina reina | Viaggia della Spree la trionfata | Spada, e la segue con la fronte china | La Borussa Superbia incatenata. | Densa al passar dell'arme pellegrina | Corre la gente stupefatta, e guata; | E già la fama con veloce penna | Ne pronuncia la giunta in su la Senna.
Spinge l'Elba atterrile e rubiconde | Al mar le spume; e il mar incalza al lido | Anglo muggendo, e su le torbid'onde | Gl'invia del sangue sì mal compro il grido. | A quel muggir l'Odera alto risponde, | E: Rispetta il Lion, bada al tuo nido, | Crida allo Sveco dalla riva estrema; | Bada al tuo nido, Re pusillo, e trema.
La man vi stese, e disse: Entra nel mio | Pugno, o fatal tremenda spada. Il trono | Ch'alto levasti, e i lauri onde coprio | Un dì la fronte il tuo Signor, miei sono. | Dal gorgo intatta dell'umano obblio | Sua gloria volerà.
Perché la colpa de' regnanti, o Padre, | Negli innocenti popoli è punita? [Canto III]
O voi che state ad ascoltar, voi puri | Spirti del ciel, cui veggio al rio pensiero | Farsi i bei volti per pietade oscuri; | Che cor fu il vostro allor che per sentiero | D'orrende stragi inferocir vedeste | E stugger Francia un solo, un Robespiero? [Canto III]
Reggio ancor non obblia che dal suo seno | La favilla scoppiò, donde primero | Di nostra libertà corse il baleno. Mostrò Bergamo mia che puote il vero | Amor di patria e lo mostrò l'ardita | Brescia, sdegnosa d'ogni vil pensiero. [Canto II]
Pace, austero intelletto. Un'altra volta | Salva è la patria: un nume entro le chiome | La man le pose, e lei dal fango ha tolta. | Bonaparte... Rizzossi a tanto nome | L'acciglialo Parini, e la severa | Fronte spianando balenó, siccome | Raggio di sole che, rotta la nera | Nube, nel fior che già parea morisse | Desta ii riso e l'amor di primavera. [Canto II]
Oh mio Lorenzo - oh Borda mio! fur dette | Queste, e non più per lor, parole: il resto | Disser le braccia al collo avvinte e strette. [Canto I]
[Al lettore] Ben provvide alla dignità delle Muse quella legge del divino Licurgo, la quale vietava l'incidere, non che il cantar versi sulla tomba degli uomini volgari, non accordando questo alto onore che alle anime generose e della patria benemerite. (p. 387)
Frasi sulla volgaritàFrasi sulle tombe