Un chiaro fuoco mabita e vedo freddamente la violenta vita, illuminata tutta io non posso più amare oramai che dormendo i suoi graziosi atti mescolati di luce. I giorni miei, la notte, mi riportano sguardi dopo i primi momenti di un infelice sonno, quando sparsa nel buio è la sventura stessa, tornano a farmi vivere, mi danno ancora occhi. Se erompe quella gioia, uneco che mi sveglia ributta solo un morto, alla mia riva di carne. E al mio orecchio sospende, il mio riso straniero come alla vuota conchiglia un sussurro di mare, il dubbio sul bordo di unestrema meraviglia, se io sono, se fui; se dormo oppure veglio?
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