La sua rabbia cominciò a sfumare a misura che egli esagerava e allargava il suo disprezzo e il suo dispetto in maniera cosí generale e ingiusta che egli stesso non poteva piú crederci. Se questo è vero per che cosa diavolo sei qui? Non è vero che tu lo sai. Guarda quanta gente perbene c'è. Guarda quanta gente magnifica. Egli non poteva sopportare di essere ingiusto. Odiava l'ingiustizia come odiava la crudeltà e si adagiò nella sua rabbia che gli annebbiava il cervello, finché la rabbia gradualmente non svaní e la collera rossa, nera, accecante, micidiale non si dileguò tutta, e il suo cervello non fu tranquillo, calmo e vuoto e aguzzo e freddamente perspicace come quello di un uomo dopo che ha posseduto una donna che non ama.
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[Nanna.] Che collera, che stizza, che rabbia, che smania, che batticuore e che sfinimento e che senepe è cotesta tua, fastidiosetta che tu sei? [Pippa.] Egli mi monta la mosca, perché non mi volete far cortigiana come vi ha consigliata monna Antonia mia santola. [Nanna.] Altro che terza bisogna per desinare. [Pippa.] Voi sète una matrigna, uh, uh... [Nanna.] Piagni su, bambolina mia. [Pippa.] Io piagnerò per certo.
Il soverchio degli studi procrea errore, confusione, malinconia, collera e sazietà. [da Lettera ad Agostino Ricchi]
Frasi sulla collera
Frasi sulla confusione
Di
Pietro Aretino
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