La protagonista femminile dell'azione, nella prima parte, è una donna di quarantotto anni, germanica: alta m. 1,71, pesa Kg 68,8 (in abito da casa), perciò ha solo 300 400 grammi meno del peso ideale. Ha occhi cangianti tra il blu cupo e il nero, capelli biondi molto folti e lievemente imbiancati, che le pendono giù sciolti, aderendole al capo, lisci, come un elmetto. Questa donna si chiama Leni Pfeiffer, nata Gruyten, e per trentadue anni, naturalmente con interruzioni varie, ha subito quello strano processo che si chiama processo lavorativo: per cinque anni come impiegata priva di ogni preparazione professionale nell'ufficio del padre; per ventisette come operaia, ugualmente non qualificata, nel ramo della floricultura. Poiché, in un momento inflazionistico, si è disfatta con molta leggerezza di una cospicua proprietà immobiliare, una non disprezzabile casa d'affitto nella città nuova, che oggi varrebbe non meno di centocinquantamila marchi, è piuttosto priva di mezzi, dopo aver lasciato il suo lavoro senza un serio motivo, non essendo né vecchia né malata. Poiché nel 1941 è stata moglie per tre giorni di un ufficiale di professione della Wehrmacht, oggi riscuote una pensione di vedova di guerra, cui non si è ancora aggiunta una pensione dell'assicurazione sociale. Si può dunque dire che Leni, al momento - e non solo dal punto di vista finanziario - fa una vita da cane, specie da quando il suo amato figliuolo sta in galera.
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La scena musicale statunitense degli ultimi anni si è intristita molto rispetto ai tempi in cui Frank faceva musica. Manca quella sua leggerezza, la sua ironia, il suo sense of humour. Se ascolti molti degli album hip hop che escono oggi potresti spaventarti per le cose che dicono, per come il mondo che raccontano sia senza speranza. Non cè niente di positivo. Credo che quando porti la tua merda personale nel mondo, non stai facendo del bene a nessuno, e diventi autoindulgente nei tuoi confronti. Se metti brutalità, cattiveria e odio nella tua musica alla fine diventi così, inizi a vivere così. Negli States è sempre più così, in una spirale vorticosa che costringe ogni volta ad aumentare le dosi di violenza, di sesso, di droga. È una tragedia. Con la mia musica cerco di portare nel mondo le convinzioni che mi spingono a suonare e che rimarranno identiche fino alla fine della mia vita. Anche se non sono famosissimo, credo di avere delle grandi responsabilità nei confronti di chi ascolta, e vorrei trasferirgli delle cose positive. Potrei scrivere cose veramente dark, se volessi, ma so che alla fine diventerei così, e non è quello che voglio né per me né per il mondo.
Di
Steve Vai
Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva. Buick 8
Frasi sul blu
Frasi sulle bambole
Di
Stephen King
Chi tira la bomba e chi nasconde la mano. [da Ma il cielo è sempre più blu, 1975]
Frasi sul blu
Frasi sulle bombe
Di
Rino Gaetano
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