In Italia non c'è più opinione pubblica. Non parlo dell'opposizione, ma di qualcosa o qualcuno trasversale ai partiti, che comunque si riconosca in comuni valori democratici. E che, come succede in altri paesi, dovrebbe "punire" - mettiamoci le virgolette, per carità - un capo del governo che non ha senso dello Stato, che non va alle celebrazioni del 25 aprile, che aggredisce la magistratura, che ha come braccio destro un condannato per corruzione e come braccio sinistro un condannato per concorso in associazione mafiosa. E invece passano concetti come "agli italiani non interessa il conflitto di interessi, visto che hanno fatto vincere Berlusconi". Sì, ma interessa alla democrazia... La maggioranza delle persone, e non solo a destra, ormai considera normale che un uomo abbia il monopolio della tv, faccia politica e sia anche capo del governo. La sua vittoria è questa: ormai la bassa qualità della democrazia italiana è considerata un fatto normale, marginale.
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Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna".
La storia della mia predilezione infantile per l'Urss è una leggenda metropolitana. Semplicemente vivevo a Bergamo, dove tutti votavano per la Dc. A 13-14 anni il concetto teorico dell'uguaglianza mi affascinava, così mi parve giusto schierarmi con gli indiani, anziché con i cowboy, come facevano i bambini al cinema parrocchiale. Poi cominciai a leggere che in Russia non c'erano i partiti, imperava la dittatura del proletariato, vigeva la tetraggine. La simpatia per gli indiani svanì.
Di
Vittorio Feltri
Uno spirito camaleontico. Non lo faccio per interesse: solo per adattarmi al lavoro che mi è richiesto. Però alle linee fondamentali della mia morale, che sono la lealtà e la franchezza, non ho mai derogato. Mi dicono: ma tu eri segretario provinciale dei giovani socialisti e sei diventato anticraxiano. Per forza, mi sono accorto che il Psi s'era chiuso in una torre d'avorio e tutti rubavano. Mi dicono: poi sei diventato leghista. In quel momento era giusto esserlo, oggi vedo che Umberto Bossi difende le Province e allora lo sono molto meno. Mi dicono: adesso come mai sei berlusconiano? Non è che sono berlusconiano, ma se non faccio il tifo per Berlusconi per chi dovrei farlo? Per Bersani? Per Veltroni? In politica non puoi combinare nulla, ha ragione il Cavaliere. Qualunque cosa tu faccia, scontenti sempre qualcuno e perdi consensi. Ti ritrovi contro l'opposizione, i sindacati, il presidente della Repubblica, la Corte costituzionale. Insomma, non riesci a muoverti. Parte una legge viola e torna indietro bianconera: obiezioni, compromessi, limature. La Prima repubblica mi faceva schifo, speravo che la Seconda fosse migliore. Adesso mi rendo conto che non lo è.
Frasi su Berlusconi
Frasi sulla lealtà
Di
Vittorio Feltri
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