Con le due chele minacciosamente protese come le braccia di un lottatore, il grosso scorpione, un pandinus, uscì con un secco fruscio dalla fessura della roccia. Fuori dal buco c'era una piccola zolla di terra battuta, e lo scorpione vi si fermò, appoggiandosi sulle quattro paia di zampe, pronto a una rapida ritirata e coi sensi vigili per captare le impercettibili vibrazioni che avrebbero determinato la sua prossima mossa.
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