«Che cos'è che sai fare?» «Di tutto» esalò Riddle. Un rossore eccitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbricitante. «Muovo le cose senza toccarle. Faccio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. Faccio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...
Approfondimenti su J.K. Rowling
- Tutte le citazioni (156)
- Autori simili: Zygmunt Bauman, Yves Saint Laurent, Wystan Hugh Auden
- J.K. Rowling su Amazon
Altre frasi da condividere
La vita è una brutta istituzione di non so chi. Non dura nulla e non vale nulla. Ci si rompe il collo a vivere.
Frasi sul collo
Di
Victor Hugo
Mio tenero germoglio, che non amo perché sulla mia pianta sei rifiorita, ma perché sei tanto debole e amore ti ha concesso a me; o mia figliola, tu non sei dei sogni miei la speranza; e non più che per ogni altro germoglio è il mio amore per te. La mia vita mia cara bambina, è l'erta solitaria, l'erta chiusa dal muricciolo, dove al tramonto solo siedo, a celati miei pensieri in vista. Se tu non vivi a quei pensieri in cima, pur nel tuo mondo li fai divagare; e mi piace da presso riguardare la tua conquista. Ti conquisti la casa a poco a poco, e il cuore della tua selvaggia mamma. Come la vedi, di gioia s'infiamma la tua guancia, ed a lei corri dal gioco. Ti accoglie in grembo una sì bella e pia Mamma, e ti gode. E il suo vecchio amore oblia.
Frasi sulle guance
Di
Umberto Saba
Non è facile dire il cambiamento che operasti. Se adesso sono viva, allora ero morta anche se, come una pietra, non me ne curavo e me ne stavo dov'ero per abitudine. Tu non ti limitasti a spingermi un po' col piede, no- e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio, di comprendere l'azzurro, o le stelle. Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente mascherato da sasso nero tra i sassi neri nel bianco iato dell'inverno- come i miei vicini, senza trarre alcun piacere dai milioni di guance perfettamente cesellate che si posavano a ogni istante per sciogliere la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime, angeli piangenti su nature spente, Ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano. Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio. E io continuavo a dormire come un dito ripiegato. La prima cosa che vidi fu l'aria, aria trasparente, e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada limpide come spiriti. Tutt'intorno giacevano molte pietre stolide e inespressive, Io guardavo e non capivo. Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi per riversarmi fuori come un liquido tra le zampe d'uccello e gli steli delle piante Non m'ingannai. Ti riconobbi all'istante. Albero e pietra scintillavano, senzombra. La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro. Cominciai a germogliare come un rametto di marzo: un braccio e una gamba, un braccio, una gamba. Da pietra a nuvola, e così salii in lato. Ora assomiglio a una specie di dio e fluttuo per laria nella mia veste d'anima pura come una lastra di ghiaccio. È un dono.
Di
Sylvia Plath
Cosa ne pensi?